E' con profonda
amarezza che il Gruppo Orso Italia ha appreso dell'ennesima uccisione di orsi
marsicani avvelenati alle porte del Parco Nazionale d' Abruzzo.
Ci auguriamo che i
responsabili del gravissimo atto contro la Natura vengano presto identificati e
puniti come meritano. Assassinare animali selvatici in pericolo di estinzione
non è soltanto prova di egoismo e malvagità, ma anche di vigliacca miopia perchè
si distrugge in tal modo anche il proprio futuro.
Si infrange così,
ancora una volta, come spesso avvenuto nell'ultimo quinquennio ( anche se le
competenti Autorità hanno cercato di nasconderlo ), l'immagine di una convivenza
civile e pacifica tra Uomo e Orso.
Ma il Gruppo Orso
Italia non può fare a meno di richiamare le ben più vaste responsabilità dei
molti altri soggetti, anche istituzionali, che negli ultimi anni hanno sempre
più trasformato il povero Orso in un jolly per ottenere visibilità, potere e
finanziamenti, senza mai neppure sfiorare la vera sostanza del problema. Non
comprendono, o fingono di ignorare, le vere cause dell'attuale deriva,
chiaramente evocate nell'intervista di Franco Tassi del settembre scorso che qui
riproponiamo in allegato nella sua interezza data l'attualità e la puntualità
delle considerazioni svolte.
Su questo tema il
Gruppo Orso Italia interpellerà ancora, nei prossimi giorni, tanto lo "storico"
Direttore del Parco che alcuni specialisti stranieri di indiscussa competenza, e
renderà note le loro opinioni. Ma c'è da dubitare che le Autorità preposte
sapranno prodigarsi in altri sforzi se non le solite riunioni, commissioni di
studio, passerelle ed alluvioni di parole e promesse.
COMITATO PARCHI - Roma 08/10/2007
In una fase così drammatica della conservazione ambientale in Italia,
dove sta esplodendo ormai un vero e proprio " scandalo internazionale ",
riteniamo che ogni fatto e notizia attendibile debba avere la massima
diffusione, anche e soprattutto nell'interesse della nostra fauna selvatica
in pericolo di estinzione.
Trasmettiamo quindi, in riferimento all'oggetto, alcuni allegati che possono
indurre a qualche appropriata riflessione e che riteniamo giusto far
conoscere anche ai destinatari dei nostri comunicati. Tra questi una vibrata
protesta ricevuta da un gruppo di abruzzesi molto addolorati per le recenti
uccisioni nel Parco Nazionale d'Abruzzo ed il comunicato stampa con
le sorprendenti dichiarazioni del dott. Di Benedetto, che vanta
candidamente come oggi le guardie del Parco, diversamente dalla passata
gestione quando "non avevano alcuna strumentazione", abbiano, grazie ai
molteplici finanziamenti finalmente elargiti dal Ministero dell' Ambiente e da
altri Enti ( 12 milioni di euro ? ), "automezzi idonei, cannocchiali
professionali ed altra utile strumentazione e mezzi per poter operare con
maggiore incisività ". Ci si domanda allora come venga organizzato il loro
prezioso servizio, se ad esempio sia effettuata la vigilanza notturna e d'alta
quota, come le guardie del Parco faticosamente espletavano , pur con " le
divise usurate dal tempo ", in anni di dure battaglie per l'Ente Parco ma
in cui gli orsi duplicavano la loro popolazione. Questo ed altri
interrogativi attendono una risposta decente, soprattutto se il risultato di
tante elargizioni agli studiosi ed equipaggiamenti alle guardie è la continua
drammatica perdita di orsi marsicani e lupi appenninici, di cui l'uccisione
dell' Orso Bernardo rappresenta solo la vittima più conosciuta di un lungo
elenco nell' ultimo quinquennio. Ma forse anche per quelle morti il Direttore
f.f. ha preferito adottare "una comunicazione di basso profilo ".
Cordiali saluti,
Comitato Parchi - Relazioni Esterne ( A.R. ) -
www.comitatoparchi.it
Comunicato N°1
I Parchi vanno
gestiti, le lacrime non servono
I parchi stanno diventando una macchina che favorisce
l'affare e le competenze sono sempre più estranee alla reale gestione. Se
c'è un attacco mirato ai parchi una ragione deve esserci. E senza
dietrologie astruse, bisogna prendere atto che nonostante l'enorme sperpero
di risorse in propaganda, non si è fatto quello che più era prioritario:
educare.
Cultura vuol dire conoscenza, vuol dire trasformare la conoscenza in stili
di vita, vuol dire raccogliere e proseguire l'insegnamento esistente della
tradizione e dargli un'anima, uno scopo.
Il parco non è una forma differita di finanziamento ai comuni, non è
coltivare il giardino per valorizzare terreni. E purtroppo il parco è
diventato una macchina a favore dell'affare che ha dimenticato il motivo per
cui esiste.
È stato facile arrivare a questo: si sono tolti semplicemente gli
«ostacoli». All'inizio si sono utilizzate le competenze poi le minoranze
antiparco, che andavano comprese e con cui si doveva dialogare, hanno avuto
mano libera. La crisi di valori ha definitivamente distolto l'attenzione:
chi volete che si occupi delle tartarughe morte, degli orsi uccisi, del pino
loricato bruciato, delle api malate, dell'abusivismo galoppante, dei parchi
del petrolio... se andiamo verso crisi energetiche a ripetizione e
cambiamenti climatici sconvolgenti?
Per una cultura forgiata dall'emergenza continua e incapace di cogliere la
globalità dell'ambiente in cui viviamo, la scelta è ovvia.
Raggiungere questo risultato è stato facile: ha iniziato il precedente
governo smantellando i parchi con commissariamenti a raffica ha continuato
il nuovo favorendo la politica alla competenza.
Consideriamo la questione orsi uccisi. Sono significative le dichiarazioni
del presidente del parco d'Abruzzo, Giuseppe Rossi, a proposito delle
uccisioni degli orsi: «Si tratta di un fatto incredibile e assolutamente
inaspettato, che riporta il Parco indietro di qualche anno dal punto di
vista della tutela degli orsi marsicani».
Inaspettato? Strano perché purtroppo c'è continuità dal 2002, una serie di
uccisioni che in due anni portarono alla scomparsa di una ventina di orsi
tanto che nel 2004, in seguito all'uccisione di un'orsa con il suo cucciolo,
nel Lazio, ci fu un incontro ad alto livello ed un'indagine che non ha dato
i risultati dovuti. E perché il Parco non fornisce i dati ufficiali?
Compresi quelli dei ricercatori e delle tecniche usate?
«Un atto di boicottaggio» l'ha chiamato il presidente del Parco d'Abruzzo, e
«un atto ostile» ha chiamato il rogo del pino loricato il presidente del
parco del Pollino. Risposte politiche di una gestione che non risponde ai
bisogni del territorio.
In Basilicata gli agricoltori e l'equilibrio ambientale sono in ginocchio
per la presenza di cinghiali che sono diventati un problema urgente e non
gestito dall'Ente Parco.
Un parco vive se vive il suo territorio e per vivere con il territorio
bisogna avere il consenso reale non quello dei partiti.
(Ignazio Lippolis), (03 Ottobre 2007) - FONTE :
www.vglobale.it
Comunicato N° 4
Le risposte del direttore del parco sulla strage
degli orsi e dei lupi
di Aldo Di Benedetto*
Un atto di eco-terrorismo!
Ho avuto subito la percezione che eravamo di fronte ad un episodio di
gravità assoluta e mai accaduto prima. Non esagero a parlare che siamo di
fronte ad un attacco di eco-terrorismo per cui era necessario raccogliere
indizi per evitare che fossero fatti sparire dai criminali.
Sulla comunicazione…
Ho dovuto adottare una comunicazione di basso profilo, riservandomi di dare
in seguito la più ampia informazione. Infatti abbiamo raccolto molti indizi
che sono stati messi a disposizione dell’autorità competente e speriamo di
essere riusciti ad impedire ai criminali di far sparire questi indizi, prima
che l’informazione diventasse di pubblico dominio da far emergere il giusto
sdegno dell’opinione pubblica.
Sulla cosiddetta rimozione dell’addetta stampa
Se non si comprende questo contesto non si comprendono alcune cose
secondarie che pur hanno interessato l’opinione pubblica, tra cui il caso
della cosiddetta rimozione dell’addetto stampa.
Il problema, invece era quello di mantenere un certo profilo di
comunicazione.
Un direttore autoritario?
In oltre cinque anni alla direzione del Parco ho ampiamente dimostrato
di non essere un tagliatore di teste e molti dipendenti lo possono
attestare, né un Direttore del Personale autoritario, alcuni mi rimproverano
di essere fin troppo buono!
Si parla tanto di vigilanza insufficiente….
Ma ci rendiamo conto che negli anni precedenti, a causa del grave dissesto
finanziario, le guardie del Parco non avevano nemmeno uno status giuridico
che hanno acquisito grazie al mio interessamento con i Prefetti dell’area?
Non avevano alcuna strumentazione, persino le divise usurate dal tempo! Oggi
grazie al sostegno del Direttore Generale del Ministero i guardiaparco hanno
automezzi idonei, cannocchiali professionali ed altra utile strumentazione e
mezzi per poter operare con maggiore incisività
Sul caso degli Orsetti morti
Non c’è alcun mistero!! infatti i guardiaparco avevano capito
immediatamente che in questo caso, accertato oltre un mese fa, per fortuna
non eravamo di fronte ad un ennesimo attacco al Parco e alla nostra preziosa
fauna.
Sulla secretazione delle indagini
La riservatezza si imponeva fino a quando l’Istituto Nazionale Fauna
Selvatica non avrebbe avvalorato la tesi dei guardiaparco e del nostro
veterinario. Oggi posso dire con certezza che siamo di fronte ad un fatto
triste ma assolutamente naturale: un orso maschio che uccide i piccoli per
far tornare ricettiva la femmina.
Cosa sta succedendo al Parco?
Il Parco è un valore immenso per tutta l’Italia e per gli abitanti di
questa area che da esso traggono notevoli benefici. Non c’è dubbio però – e
qualunque governo lo sa – che alcuni specifici interessi possono essere
colpiti. Potrei citare le moltissime ore della nostra giornata dedicate a
cercare di risolvere questi problemi. Ciò che non potremmo accettare è che
qualcuno possa credere di rimanere impunito!!!
*direttore del Parco Nazionale dell´Abruzzo, Lazio, Molise.
fonte :
www.greenreport.it - 05.10.2007
IL “GIALLO” DEGLI ORSI MARSICANI
Nelle ultime settimane è tornato alla ribalta il Parco d’Abruzzo,
una realtà di cui non si sentiva parlare (cronache locali a parte) da
parecchi anni. Ad irrompere prepotentemente nella cronaca è stato ancora
una volta l’Orso bruno marsicano, ma questa volta con pessime notizie:
diversi plantigradi assassinati, e con loro molti altri animali… Una “strage
annunciata”, se è vero che, come dicono tutti, il Parco ormai “non è più
quello d’una volta”.
Abbiamo interpellato in proposito il Gruppo Orso Italia, che sta
conducendo una seria, documentata e approfondita inchiesta sull’argomento.
Il suo Fondatore e Coordinatore Professor Franco Tassi sembra piuttosto
restìo a rilasciare interviste su un argomento così delicato, che mina alla
base la stessa immagine e credibilità del Parco. Abbiamo appreso tra l’altro
che proprio in questo periodo sta sviluppando una nuova analisi
eco-sociologica dal titolo eloquente: “Quante menzogne nel nome dell’Orso”.
Ma è stato egualmente possibile estrarre dai testi di Conferenze, Incontri,
Dibattiti, Interventi TV ( che sta attualmente conducendo in varie parti
d’Italia e all’Estero ) alcune parti significative, che qui raccogliamo a
beneficio dei nostri Aderenti, Sostenitori, Simpatizzanti e Corrispondenti,
i quali ci hanno tempestato di messaggi e richieste. Lo facciamo con la
piena convinzione che in questa storia kafkiana, costi quel che costi,
occorre anzitutto far conoscere una verità, da molti troppo spesso nascosta.
CRONACA DI UNA STRAGE ANNUNCIATA
Si è parlato di infezioni virali, poi di stricnina e quindi di
avvelenamento delle acque. In certi casi si è giunti ad evocare cause
naturali, fluttuazioni fisiologiche e persino
selezione naturale ( povero
Darwin ! ). Sono in corso discussioni, indagini, analisi, perizie… Scartata
la tesi un po’ ridicola dei parassiti ( la stessa che venne evocata anche
nell’autunno 2006, allorché a soccombere furono i Camosci ), l’ipotesi più
sorprendente per i due cuccioli è quella degli orsacchiotti uccisi da un
maschio in amore: il Gruppo Orso rivelerà invece una realtà ben diversa ( ma
perido degli amori non era a primavera? ), ricordando che il Parco della
“vecchia gestione” disponeva anche di una bellissima scena ripresa con il
tele-rilevamento, preziosa rivelatrice di cosa avvenga nel caso di “incontri
ravvicinati” di questo tipo. Ed è mai possibile che, come qualcuno sostiene,
la Presidenza del Parco sia stata tenuta all’oscuro di certi fatti ?
......Omissis............
ATMOSFERA PESANTE
Ma per capire le vere cause del disastro e individuarne i
responsabili, occorre calarsi un poco nell’atmosfera pesante, nebulosa e
reticente che aleggia da qualche tempo nel Parco. La cui crisi ambientale si
riconnette a una profonda crisi culturale, perché lo “smalto” che un giorno
lo faceva brillare non c’è più, l’effetto Parco che attirava il miglior
ecoturismo internazionale si è dissolto, né sembra percepirsi alcun segno di
avvenire migliore… Questi fatti drammatici dell’autunno 2007 verranno
ricordati come uno dei momenti peggiori di un’Istituzione, che pure ha
vissuto in poco meno d’un secolo di vita non lievi traversìe. Da circa un
lustro si è trovata immersa in una alchimia di negatività, a cui nessuno
pare capace di porre rimedio.
E’ infatti lamentela generale che nel Parco dilaghino abusi d’ogni
genere, edilizia e bracconaggio, tagli boschivi e discariche, fuoristrada e
motocross. La sorveglianza è ai minimi termini: niente più servizi notturni
e a sorpresa, niente pernottamenti nei
Rifugi d'alta quota... L’invasione di
bestiame domestico non viene contenuta: e non riguarda pochi pastori locali
(quelli con cui una volta il Parco aveva stabilito speciali relazioni, come
a Passo Godi ), ma piuttosto torme di “vacche sacre” di provenienza esterna,
di allevatori nomadi e sfruttatori, spesso non privi di forti appoggi
politici.
Ma al fondo di tutto, emerge lo sfacelo organizzativo. Un Ente con
dieci dozzine di lavoratori spesso male impiegati, niente più Campagna
Alimentare per la fauna né Operazione Arma Bianca per fornire cani da
guardia idonei alle greggi di pecore, Indennizzi per i danni degli animali
selvatici scarsi e tardivi (si parla di avanzi di amministrazione nei fondi
a ciò destinati per 1.250.000 Euro! ). Centri Visita chiusi o abbandonati,
Aree Faunistiche in deprecabili condizioni, nessuna innovazione nelle
strategie di comunicazione e coinvolgimento… E pensare che per oltre un
trentennio questo Parco da tutti imitato era stato considerato il miglior
punto ispirazione e di riferimento…
LA RICERCA "INVASIVA"
Con la tattica del classico “rimpallo”, la politica ha scaricato
il problema nelle fameliche fauci di ricerche a lungo termine, dispendiose
quanto interminabili, un vero e proprio "accanimento scientistico", contro
cui si scatena oggi l’ira dei locali (“Fallita la politica dei radiocollari
!” titolava giorni fa un quotidiano). Gli orsi serviranno, anzitutto, alle
pubblicazioni e alle carriere dei grandi e infallibili ricercatori: anche se
magari cadranno uno dopo l’altro, vittime dell’insulsaggine dell’uomo.
Bernardo, Serena e molti altri in Abruzzo. Bruno in Baviera. Jurka in
Trentino. Cannelle nei Pirenei. Un massacro che poteva essere evitato, a che
farà rabbrividire quando queste vittime innocenti saranno state
completamente censite.
Chi sa davvero quanti orsi marsicani sono stati uccisi nell’ultimo
lustro? Il 1° maggio 2004, su un giornale locale, la Direzione
del Parco confessava trattarsi, dal 2002 in poi, di almeno 16 individui: ma
il Gruppo Orso Italia riteneva già che fossero almeno una ventina. Altre 7
vittime sono state riconosciute nelle ultime settimane, ma un’analisi
obiettiva della situazione porterebbe a stimare almeno una trentina di orsi
perduti nel periodo 2002-2007. Sarebbe molto interessante raffrontare queste
perdite con quelle del precedente quinquennio 1997-2001 (e non con il mezzo
secolo precedente, come qualcuno, con facile ma inquietante manipolazione
delle cifre e dei dati, tenta di fare), rendendo i risultati di pubblico
dominio. Potrebbero forse venirne fuori molte sorprese…
Quanto costano questi studi alla collettività, nessuno lo sa
davvero. Qualcuno afferma che la sola Unione Europea avrebbe sborsato
nell’ultimo decennio qualcosa come 25.000.000 di Euro ai soggetti più
disparati: ma come sono stati spesi questi soldi, chi ne sono stati i reali
beneficiari? E perché non aggiungervi anche gli stanziamenti disposti dalle
varie Istituzioni, e dai diversi Sponsor e Privati?
Chi ha rivelato la verità sul disastroso impiego delle cosiddette
“esche olfattive”, un malaugurato espediente importato dal Nordamerica, dove
però gli orsi non convivono con i villaggi e con le attività Umane? Quali ne
sono stati gli artefici, i promotori, gli esecutori e più tardi i
“silenziatori”?
E poi: ma davvero un orso esiste solo se lo catturiamo,
misuriamo, pesiamo, e se ne analizziamo il DNA? Fino a poco tempo fa, si
affermava con accademica sicumera che gli orsi sopravvissuti erano forse
appena una ventina: ma allora com’è possibile che oggi si contino già una
trentina di cadaveri?
Siamo sinceri, cari superstudiosi, e guardiamoci negli occhi: per
voi conta più la salvezza dell’orso o il benessere del ricercatore? Come nel
caso di molti altri animali in pericolo – dal rinoceronte alla tigre, dal
leopardo delle nevi all’elefante – il vero fattore limitante della
conservazione non risiede spesso nella carenza di ricerche scientifiche (in
qualche momento sì, molto importanti, ma purchè ben dirette e poi meglio
utilizzate), bensì nella mancanza assoluta di approccio ecosociologico e
interdisciplinare, di capacità manageriale, di concretezza e credibilità.
Molte delle considerazioni qui esposte erano contenute in un
libro, l’unico mai scritto sull’Orso marsicano dopo anni di esperienza
diretta. Ma questo libro sembra ormai esaurito, scomparso, introvabile: e
probabilmente in Italia nessuno provvederà alla sua ristampa (vedasi
Comunicato stampa n. 30 del settembre 2007).
CONCLUSIONI
Senza anticipare giudizi definitivi, possiamo ritenere che l’orso
è stato da tutti usato, per propria convenienza, nei modi peggiori. Come
fumetto o cartone animato, per improvvisare eventi mediatici e attrattive
turistiche. Come Jolly per attirare cospicui finanziamenti e gloria
imperitura. Come passerella mediatica, per riunirsi sul palco e riversare
splendidi sproloqui. Ma c’è un risvolto meno doloroso, ed è che oggi, a
differenza di trent’anni fa, il Paese e la comunità locale sembrano aver
preso coscienza del suo valore, e forse il seme che sta finalmente
germogliando li potrebbe trasformare nei suoi più vigili custodi. Il dilemma
“Uomo o Orso?” potrebbe lasciare finalmente spazio al precetto “Uomo e
Orso”, convincendo sempre più del valore della Natura, della convenienza di
utilizzarne con discrezione le risorse, e soprattutto della necessità etica
di rispettare il Creato.
Forse, domani, chissà. Un sogno, una speranza, un’utopia. Ma
tornando alla realtà attuale, una cosa sola è certa. Abbiamo perduto molti
orsi. E l’Italia sta tornando purtroppo alla ribalta europea e mondiale da
protagonista, come oltre mezzo secolo fa (risale al 1964 la prima mozione
di censura dell’UICN, l’Unione Mondiale Natura), di un vero e proprio
“scandalo internazionale”.
Roma-Abruzzo-Maremma, 13
ottobre 2007
www.comitatoparchi.it
Orso marsicano:
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